Fregio per Berretto Tesa e Berretto Donna Canuttiglia Ricamato a Mano Marina Militare Italiana cm 7.00x7.50 Art.MAR-01

Fregio per Berretto Tesa e Berretto Donna Canuttiglia Ricamato a Mano Marina Militare Italiana cm 7.00x7.50 Art.MAR-01

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Fregio per Berretto Tesa e Berretto Donna Canuttiglia Ricamato a Mano Marina Militare Italiana cm 7.00x7.50 Art.MAR-01

Fregio da berretto rigido per ammiraglio di squadra.
Ricamato a mano
Prodotto Italiano
Lo stemma della Marina Militare italiana è composto da uno scudo diviso in quattro quarti, ognuno dei quali occupato dal blasone di un'importante repubblica marinara (Venezia, Genova, Amalfi, Pisa): nel primo quarto, su sfondo rosso, il leone alato che brandisce una spada, simbolo di San Marco e di Venezia; nel secondo quarto la croce rossa su fondo bianco, simbolo di Genova; nel terzo quarto la croce ottagona bianca su fondo azzurro, simbolo di Amalfi; nell'ultimo quarto, la croce pisana bianca su fondo rosso, simbolo di Pisa, il tutto sormontato da una corona turrita e "rostrata" che deriva dall'emblema che il Senato romano conferiva ai comandanti vincitori di battaglie navali.

Approvato nel 1941, rimase inutilizzato fino al 1947, quando venne epurato dei simboli sabaudi e fascisti dall'allora capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola. Nel dicembre 2012 la Marina Militare ha modificato lo stemma in base ad uno studio che ha perfezionato i simboli delle quattro repubbliche marinare e la corona turrita, lasciando comunque inalterato il disegno di fondo originale.

Lo stemma, inserito al centro della bandiera italiana, costituisce la bandiera della Marina Militare, altrimenti troppo simile alla bandiera del Messico.

Le origini: lo stemma della Regia Marina
Il 30 dicembre 1939 l'ammiraglio d'armata Domenico Cavagnari, sottosegretario di Stato per la marina, chiese alla Regia Consulta Araldica del Ministero dell'Interno di riconoscere uno stemma alla Regia Marina, la marina militare del Regno d'Italia, costituito dai tratti caratteristici della marina militare romana e delle repubbliche marinare di Venezia, Genova, Pisa e Amalfi, il tutto sovrapposto da uno scudo sabaudo affiancato da fasci littori e sormontato da una corona turrita e rostrata, a ricordare il simbolo che il Senato romano concedeva ai propri condottieri navali.

La richiesta di Cavagnari sfociò nel Regio Decreto n.3107 25 aprile 1941 che istituiva ufficialmente il simbolo della Regia Marina, successivamente riportato nella pubblicazione DCN 105 "Norme riguardanti emblemi, distintivi e norme da applicare sulle RR. Navi", edizione marzo 1942. Lo stemma era così descritto:

« Inquartato: al 1º (Marineria Veneta) di rosso al leone di San Marco con la spada e con il libro degli Evangeli chiuso, quale si usava in tempo di guerra; al 2º (Marineria Genovese) d'argento alla croce di rosso; al 3º (Marineria Amalfitana) d'azzurro alla croce biforcata d'argento; al 4º (Marineria Pisana) di rosso alla croce pisana d'argento; sul tutto l'insegna Sabauda affiancata da due fasci Littori d'oro. Lo scudo sarà contornato da un cavo torticcio d'oro e sormontato da una corona formata da un cerchio con motivi alternati di rostri e di ancore romane, cimato di quattro torri (tre visibili) merlate alla guelfa, fiancheggiato da due prore rostrate che sporgono lateralmente, il tutto d'oro. »


Lo stemma della Regia Marina, 1941-1943
Tale descrizione non era però sufficientemente chiara per rappresentare uno stemma univoco (ad esempio manca la postura del leone di san Marco, il colore del libro dei Vangeli ecc.).[2] La corona è genericamente descritta dal decreto come « formata da un cerchio con motivi alternati di rostri e di ancore romane », senza specificarne il numero e neppure se essi debbano essere compresi entro i margini del cerchio stesso. Come conseguenza, il disegnatore dello stemma applicò a propria discrezione due rostri in bassorilievo orientati verso l'esterno e un'ancora che arrivava fin quasi la sommità della torre centrale, inserendo altresì, forse per migliorare l'immagine complessiva della figura, due "cordonate"[3] nel cerchio della corona, benché di tali cordonate il decreto non ne facesse cenno. In teoria, sarebbe stata giusta qualsiasi altra scelta. Con l'applicazione delle cordonate l'effetto finale è stata la diminuzione del volume delle prue rostrate e l'arretramento delle stesse, che sembrano saldate alla parte posteriore della corona.

Riguardo all'aspetto delle quattro torri (tre visibili) merlate alla guelfa, non viene specificata alcuna forma (quadrata, rettangolare, circolare), struttura (legno, mattoni, metallo) o altri dettagli. Di fronte a tali lacune il disegnatore avrebbe potuto optare per la tradizionale corona civica, per la torre lignea situata a prua delle navi da guerra romane o per « una torre rettangolare modestamente rilevata, quale si otterrebbe attraverso la piegatura, la cesellatura e la battitura del metallo ». Sembra sia stata scelta quest'ultima opzione, ma la collocazione delle torri all'interno del cerchio ha tolto ogni percezione di profondità alle stesse.[5] Le quattro torri (nord, sud, est, ovest) rispecchiano il tipico modello di corona. Dato che per convenzione il punto di vista dello stemma è di fronte, leggermente dal basso, una torre, quella della parte posteriore della corona, non è visibile. Così come sono state disegnate tuttavia le due torri laterali non rendono bene l'idea della curvatura del cerchio, che si sarebbe potuta ottenere dando alle stesse una più accentuata rotazione verso l'esterno, con conseguente riduzione della loro superficie frontale.

La pochezza del decreto si è riflessa anche nel leone di San Marco, che il miniaturista del 1941 ha rappresentato con un vangelo poco definito e con le zampe anteriori poggianti sul vuoto, in contrasto con la grande attenzione che l'araldica presta alle leggi della fisica e con il leone del simbolo vero e proprio, che Venezia aveva voluto con le zampe saldamente poggiate sulla terraferma per ricordare i propri vasti domini.[6] La spada e il libro chiuso, che nella realtà della repubblica veneta non hanno dimostrato necessariamente uno stato di guerra, sono invece stati interpretati dal disegnatore, forse non del tutto esperto di cose venete, proprio per questo scopo. Ciò spiegherebbe anche la scelta del fondo rosso al posto dell'originale azzurro e l'esplicito riferimento, nel testo del decreto, alla « Marineria Veneta » anziché a Venezia.[6] Il fondo rosso potrebbe altrimenti essere spiegato con il fatto che l'azzurro avrebbe nascosto il confine tra il simbolo di Venezia e quello di Amalfi (entrambi su fondo azzurro), mentre, ugualmente, invertire il quarto di Amalfi con quello di Pisa non avrebbe tenuto conto del principio gerarchico, stabilito nel 1942, dell'ordine dei quarti (con Amalfi al terzo posto forse perché più antica di Pisa).

Essendo semplici combinazioni di forme geometriche elementari, i quarti di Genova, Pisa e Amalfi non presentano problemi interpretativi.

Si tenga anche in conto che l'unica rappresentazione disponibile dello stemma della Regia Marina è l'immagine a tempera allegata al decreto del settembre 1941, a cui non sono seguiti decreti attuativi che ne hanno permesso l'uso nelle navi da guerra. Nel 1946 lo stemma, depurato dai fasci littori, è stato usato nei diplomi di conferimento di onorificenze militari

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